Non ricordo bene come, scopro che è uscito il nuovo film della Pixar ambientato in Liguria e che il regista, Enrico Casarosa, trapiantato negli States, ha radici liguri perciò è un omaggio alla sua terra d’origine. Così, un po’ perché la Liguria è casa e un po’ perché i miei bimbi amano visceralmente il mare e le avventure di pesca, penso che non ce lo possiamo lasciar scappare. A onor del vero, nel momento in cui scrivo, l’avremo visto insieme – perché sennò non è la stessa cosa – almeno dieci volte o forse più. Devo dire, non è stato difficilissimo convincermi.
La trama
Luca e Alberto sono due mostri marini che, spinti dalla curiosità e un sano desiderio di esplorazione, approdano sulla terraferma e scoprono di assumere sembianze umane ma devono fare attenzione, non appena il loro corpo si bagna si ritrasformano in creature del mare. Quando arrivano a Portorosso, una località che ricorda da vicino, ma proprio vicino, una delle Cinque Terre degli anni 50-60, diventano amici di Giulia, una simpatica ragazzina dai capelli rossi, con la quale stringono una vera amicizia; conoscono anche bimbi proprio antipatici (vedi Ercole e co.), motivati da un forte agonismo ma, anche grazie a loro, prendono le misure di questo mondo umano un po’ spaventoso, a volte persino spietato, ma tanto tanto accattivante. E rischiano grosso in qualche occasione: gli abitanti di Portorosso diffidano delle creature marine e, armati di fiocina, gli danno la caccia! All’inizio del film Luca sulla terraferma è timoroso, si muove con cautela e circospezione ma, grazie all’audace amico Alberto e all’aiuto di Giulia, prende coraggio e si lancia in avventure e sfide che fino a poco tempo prima non avrebbe nemmeno potuto immaginare.
Quella vocina nella testa
In Luca troviamo amicizia, tradimento, agonismo, libertà ma soprattutto coraggio: quando Alberto invita Luca a zittire quella vocina nella testa – “Silenzio Bruno” – lo spinge (anche in senso letterale) ad andar oltre la paura, a superare emozioni che agiscono dentro e contro di lui gli sta suggerendo di mettere distanza tra sé e personaggi interiorizzati che gli remano contro per concedersi la possibilità di esplorare, tentare, magari cadere e farsi anche un pò male…che poi alla fine non importa, ci si può divertire lo stesso: sono occasioni!
Non so se i miei figli di 6 e 9 anni abbiano visto tutto questo nel film, anzi probabilmente il mio punto di vista è viziato da una sorta di deformazione professionale: Alberto non aiuta forse Luca a fare quello che un buon terapeuta dovrebbe fare insieme ai propri pazienti? Infatti Luca impara a mettere a fuoco i pensieri e le emozioni che proprio sul più bello nascono dentro di lui (monitoraggio) e lo ostacolano a perseguire i suoi desideri – “non ce la faccio”, “ho paura di non riuscire”, “non sono capace” “mi umilieranno” – per scoprire che non sono verità assolute (differenziazione) ma schemi interpersonali, immagini con cui rappresenta sé stesso e aspettative di cosa gli altri proveranno o di come si comporteranno verso di lui.
Genova e la nuova avventura di Luca
E rieccoci alla presunta deformazione professionale: il desiderio di Alberto è quello di liberare Luca da quei vincoli mentali, somatici e viscerali che lo inchiodano, lo frenano e gli fanno avere paura senza esserne consapevole. La terapia è proprio questo: imparare ad osservarli, conoscerli e sapersi avventurare oltre, riscrivere la storia e iniziare ad aspettarsi un finale diverso o quantomeno rappresentarlo come una possibilità proprio come fa Luca, che, grazie all’aiuto dell’amico, si lancia a tutta velocità a bordo del treno diretto a Genova verso la scuola così temuta ma altrettanto desiderata.
Ora, è vero che la critica ha “rimproverato” il regista perché ha schiacciato un po’ troppo l’occhio ad alcuni stereotipi e luoghi comuni sull’ “italianità” e la “genovesità” ma al netto di tutto che importa, Luca è arte della leggerezza, ci racconta di esplorazioni, disavventure, amicizie e di quei legami profondi che ci muovono ad andare oltre la paura, di esperienze emotive correttive che sanno trasformarci in qualcosa di nuovo e diverso, che aprono nuovi scenari di noi nel mondo e con gli altri.
Dott.ssa Elisa Boggeri
Psicologa Psicoterapeuta – Novi Ligure – Genova