Sempre più spesso giungono a consultazione persone afflitte da disturbi sessuali o sintomi fisici che sembrano cascare dal cielo all’improvviso come fulmini a ciel sereno. “Dottoressa, non so proprio che mi succede, non riesco a capire perché mi accade questo…“.
I pazienti sono spaventati e increduli di fronte ad un corpo che sembra impazzito e la sensazione è che sia completamente scollegato dalla testa e funzioni senza nessuna logica. In realtà spesso si tratta di un “cortocircuito” emotivo: la cecità verso le proprie emozioni genera un sintomo fisico o un disturbo sessuale che allarma perché compromette la vita sociale, relazionale e lavorativa. I disturbi nella sfera del desiderio o dell’eccitazione sessuale sono sempre più frequenti così come le sindromi ansiose accompagnate da sintomi fisici spesso interpretati come scompensi cardiaci o disturbi cardiovascolari tout court. Solo dopo diverse visite al pronto soccorso, costosi e invasivi accertamenti che escludono cause organiche del disturbo arriva la consapevolezza dell’origine emotiva dei sintomi.
E allora che si fa? La psicoterapia rappresenta una risposta per questo tipo di problematiche perché dà spazio alla comprensione di sé e racconta di come le nostre emozioni abbiano bisogno di attenzione e ascolto pena un corpo che inciampa, che perde lo slancio verso l’altro, che si allarma per nulla e smette di funzionare quando e come dovrebbe. In molti casi è la rabbia taciuta a farla da padrona o il bisogno inespresso di essere accudito, la paura del giudizio, il senso di colpa, la sensazione di inadeguatezza, la vergogna, la necessità di controllo…
Quando le emozioni deviano dalla rappresentazione che abbiamo di noi o dall’immagine che vorremmo le persone avessero di noi, per non perdere la nostra coerenza interna o per guadagnare l’amore e la stima degli altri come fossero medaglie, usiamo l’autoinganno e, adeguandoci alle aspettative altrui, spesso perdiamo di vista noi stessi: questa strategia è efficace nel breve termine ma a lungo termine presenta il conto e così fatichiamo a riconoscerci in un corpo che nell’intimità tradisce le aspettative, viviamo nel costante affanno e con la spiacevole sensazione di vivere una vita non nostra, correndo il rischio di voltarci indietro e chiederci dove siamo stati fino ad oggi mentre il film scorreva senza di noi.
L’obiettivo della terapia è di fermare per un momento la proiezione per dare un significato alle scene, guardarle in moviola nel tentativo di comprenderne il senso perché l’ansia, la gastrite, la tachicardia, la stanchezza cronica, il calo del desiderio verso il partner, la disfunzione erettile, il dolore durante i rapporti hanno spesso un valore relazionale che comprende ma va oltre il disagio fisico. Quando il paziente viene invitato e fermarsi per riconoscere, accogliere ed accettare le emozioni e i pensieri di solito il sintomo si sgonfia, non è più necessario, perde cioè la sua funzionalità. Quando le emozioni possono salire sul palcoscenico come protagoniste, senza doversi nascondere dietro le quinte, le persone spesso si sentono meglio perché possono permettersi finalmente di guardarsi dentro con atteggiamento curioso e con la piacevole sensazione di poter gestire con padronanza il proprio mondo interno.
Dott.ssa Elisa Boggeri
Psicologa Psicoterapeuta – Novi Ligure – Genova