Secondo il DSM V (Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali) il Disturbo Ossessivo Compulsivo è un disturbo d'ansia e caratterizzato dalla presenza di ossessioni, compulsioni o entrambi. Le ossessioni sono pensieri, impulsi e immagini ricorrenti e persistenti, vissuti, in qualche momento nel corso del disturbo, come intrusivi e indesiderati e che nella maggior parte degli individui causano ansia o disagio marcati. Il soggetto tenta di ignorare o sopprimere tali pensieri, impulsi o immagini, o di neutralizzarli con altri pensieri o azioni (cioè mettendo in atto una compulsione).
Le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi intrusivi e ripetitivi, percepiti come incontrollabili da chi li sperimenta. Tali idee sono sentite come disturbanti e solitamente giudicate come infondate o eccessive. Le ossessioni del disturbo ossessivo-compulsivo attivano emozioni sgradevoli e molto intense come preoccupazione, ansia, senso di colpa e disgusto. Di conseguenza, spesso sono seguite dal bisogno di fare il possibile per rassicurarsi e gestire il proprio disagio emotivo attraverso le compulsioni. Le compulsioni, sempre secondo il DSM V, sono definite azioni ripetitive materiali o mentali che la persona mette in atto per tranquillizzarsi. Le ossessioni o compulsioni fanno consumare tempo (per es. più di un’ora al giorno) o causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o in altre aree importanti. La compromissione della qualità della vita può essere causata dal tempo occupato dalle ossessioni e dalla messa in atto delle compulsioni. Anche l'evitamento delle situazioni che possono innescare le ossessioni o compulsioni può limitare gravemente il funzionamento.
Per esempio, le ossessioni relative al danno possono far percepire come pericolose le relazioni con la famiglia e gli amici, ossessioni relative alla simmetria possono far deragliare il puntuale completamento dei progetti scolastici o lavorativi perché il progetto non sembra mai “giusto", portando potenzialmente alla perdita di lavoro o fallimento scolastico, individui con timore di contaminazione possono evitare ambulatori medici o visite in ospedale (per es a causa dell’esposizione a germi) oppure sviluppare problemi dermatologici a causa dei lavaggi.
Almeno l’80% dei pazienti ossessivi ha ossessioni e compulsioni, meno del 20% ha solo ossessioni o solo compulsioni.
Le ossessioni più frequenti sono pensieri ripetitivi di contaminazione, per es. essere contaminati se si stringe la mano a qualcuno (che di questi tempi in realtà è abbastanza ragionevole), dubbi ripetitivi (per esempio chiedersi se si è chiusa la porta di casa o il gas della cucina), la necessità di avere le cose in un certo ordine, dubbi rispetto i propri impulsi aggressivi o di rabbia verso le persone care oppure dubbi rispetto a comportamenti sessuali inappropriati o disdicevoli moralmente o sul proprio orientamento sessuale.
Le compulsioni sono comportamenti ripetitivi o azioni mentali il cui obiettivo è quello di prevenire o ridurre l'ansia. Le compulsioni sono rigide regole di comportamento, eccessive e non connesse in modo realistico con ciò che sono finalizzate a neutralizzare, che talvolta possono risultare bizzarre agli occhi degli osservatori. Quelle più comuni comprendono lavarsi e pulire, contare, controllare, pregare, richiedere o pretendere rassicurazioni, ripetere sequenze di azioni e mettere in ordine. Le compulsioni tipiche del disturbo ossessivo compulsivo sono dette anche rituali.
Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) colpisce dal 2 al 3% delle persone nell’arco di una vita, indipendentemente dal sesso. Può esordire nell’infanzia, nell’adolescenza o nella prima età adulta. In molti casi i primi sintomi si manifestano molto precocemente, nella maggior parte dei casi prima dei 25 anni (il 15% dei soggetti ricorda un esordio intorno ai 10 anni).
Se il DOC non viene adeguatamente curato tende a cronicizzare e ad aggravarsi nel tempo. La terapia d'elezione del disturbo ossessivo-compulsivo è la terapia cognitivo-comportamentale. Il trattamento prevede l'utilizzo di tecniche di esposizione allo stimolo che genera l'ansia e di prevenzione della risposta (quando la persona entra in contatto con lo stimolo ansiogeno, le viene chiesto di evitare di mettere in atto il comportamento o almeno, soprattutto all'inizio, di spostare in avanti nel tempo la consueta modalità di risposta ad esso), esercizi di mindfulness per incrementare la padronanza e la tolleranza di condizioni di dubbio e incertezza (ovvero sviluppare la capacità di familiarizzare con emozioni e pensieri disturbanti senza farsi completamente fagocitare da essi instaurando una “civile convivenza” per evitare di innescare un conflitto emotivo dentro di sé), l'analisi e lo sviluppo di consapevolezza degli schemi interpersonali e delle rappresentazioni di sé sottese alle ossessioni (se penso questa cosa sono una cattiva persona, solo una persona disdicevole potrebbe desiderare questo, sono strano, ammalato, colpevole...) e promuovere la differenziazione fra pensieri e fatti (pensare e agire non sono la stessa cosa).
L'obiettivo non è risolvere i dubbi e i timori del paziente attraverso la rassicurazione ma fornirgli strategie per pensare e sentire/rsi in modo differente, per ampliare la “finestra di tolleranza” delle emozioni negative, per creare una distanza fra sé e i pensieri intrusivi anziché identificarcisi totalmente. Allenare la capacità di differenziazione fra un pensiero, un fatto, un'azione o desiderio lo aiuterà ad accettare che alcuni pensieri affiorino nella mente senza eccessivamente allarmarsi rispetto al contenuto che a prima vista potrebbe apparire pericoloso (avere paura di desiderare di uccidere un proprio caro non significa volerlo fare davvero, è il timore di essere responsabile del “male” e di essere una persona cattiva ad allarmare).
Questo esercizio di consapevolezza, padronanza e “distacco buono” rispetto ai propri contenuti mentali è l'obiettivo della terapia perchè consente di abbassare l'ansia e migliorare la qualità della vita dei pazienti e, in sinergia con il trattamento farmacologico, produce buoni esiti nel trattamento del doc.
Dott.ssa Elisa Boggeri
Psicologa Psicoterapeuta - Novi Ligure - Genova
Dott.ssa Elisa Boggeri
Psicologa Psicoterapeuta a Novi Ligure - Genova
Iscrizione all'Albo n. 4699 del 2006
Laurea quinquennale in Psicologia Clinica e di Comunità nel 2004 presso l'Università degli Studi di Torino, Master quadriennale in sessuologia clinica
declino responsabilità | privacy | cookies | codice deontologico
AVVISO: Le informazioni contenute in questo sito non vanno utilizzate come strumento di autodiagnosi o di automedicazione. I consigli forniti via web o email vanno intesi come meri suggerimenti di comportamento. La visita psicologica tradizionale rappresenta il solo strumento diagnostico per un efficace trattamento terapeutico.
© 2018 Tutti i testi presenti su questo sito sono di proprietà della Dott.ssa Elisa Boggeri
© 2018. «powered by Psicologi Italia».
E' severamente vietata la riproduzione, anche parziale, delle pagine e dei contenuti di questo sito.